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WORKSHOP

Staring Backwards è un laboratorio site-specific con un esito performativo partecipativo: un gruppo di persone prende parte a un percorso di pratiche di movimento e di sguardo, fino a camminare insieme all'indietro con una partitura coreografica nello spazio pubblico.

 

Proponiamo di abitare gli spazi pubblici attraverso un gesto semplice ma dal grande potenziale meditativo e politico. Vogliamo sfidare l'erosione dei landmark operata dal consumo mediatico di massa con una riappropriazione collettiva fisica e visiva dello spazio. I partecipanti rispondono ad una chiamata aperta, in cui non è richiesta una formazione teatrale o performativa pregressa. Il laboratorio è aperto anche a persone con disabilità, a cui viene chiesto di mettersi in contatto preliminarmente con la produzione per comprendere al meglio le modalità di integrazione nel lavoro. Si parte da un minimo di 10 partecipanti a un massimo di 30.

Le attività del workshop si svolgono in parte in sala e in parte all'aperto in luoghi urbani di diversa natura: parchi, piazze e altri luoghi pedonali.

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Dopo una fase preparatoria di rilassamento e messa in moto, vengono proposte pratiche di osservazione, pratiche del movimento somatico relative al gesto del camminare all'indietro e pratiche sullo sguardo paragonato ad una cinepresa.

La qualità contemplativa su cui si concentra il percorso laboratoriale viene sperimentata inizialmente nel verde cittadino, amplificata attraverso la pratica sulla lentezza e successivamente viene riproposta nel flusso rapido del contesto urbano, in cui si crea subito un contrasto dirompente. Il corpo umano viene associato ad una cinepresa che esegue un "carrello all'indietro", creando nello spazio una qualità cinematica, in cui paesaggio e figure diventano elementi di un film effimero, i piani di realtà e finzione subiscono continui spostamenti.

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Tra una fase e l'altra del workshop sono previsti momenti di convivialità come pranzi o merende.
Tra un luogo e l'altro sono previsti momenti di cammino in silenzio e osservazione. Lo spostamento spaziale permette di attivare il gesto dello spostamento all'interno dello spazio pubblico con una qualità corporea e osservativa diversa da quella quotidiana.
E' attenzione particolare dei conduttori del progetto valorizzare l'interstizialità spazio-temporale nel flusso del workshop, in modo da creare occasioni di scambio spontaneo, socializzazione e dialogo. Senza demonizzare l'utilizzo dei dispositivi digitali cerchiamo di salvaguardare la qualità di presenza all'interno del percorso.

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La parte finale del laboratorio prevede un attraversamento più articolato dello spazio pubblico, in cui i partecipanti seguono una partitura coreografica basata in parte su momenti di dispersione e in parte su momenti di forte concentrazione. Nel caso del lavoro in piazza, il momento di concentrazione assume un ruolo particolare grazie alla figura del cerchio, che crea una dinamica con cui le persone che attraversano la piazza si relazionano in qualche modo. Alcune persone diventano spettatori e allo stesso tempo sono potenziali attori per i partecipanti e le altre persone che osservano. Al momento la parte coreografica finale non prevede la diffusione di musiche, solo i suoni di rumore bianco sono diffusi per dare indicazioni alle persone coinvolte nella performance.

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Durante il workshop, in momenti specifici, ai partecipanti vengono mostrate immagini d'archivio e raccontate storie dei luoghi che stanno visitando. Viene poi chiesto loro di scattare una foto con il telefono cellulare. Questo gesto stabilisce un ponte fra le pratiche di movimento che alzano il livello della presenza scenica e i gesti quotidiani legati all'uso contemporaneo della tecnologia.
Le immagini riguardano in particolare la rappresentazione del corpo umano in relazione al paesaggio. Come ci posizioniamo per riprendere l'interezza del corpo umano? come il fotografo si relaziona al fotografato e viceversa? che relazione si crea nello spazio urbano attraverso il gesto fotografico ?

Le immagini scattate dai partecipanti vengono poi stampate e vengono proposte delle pratiche di osservazione delle immagini, rielaborazione grafica e di collocazione in un contesto espositivo. Alla fine del percorso l'installazione viene completata con le ultime immagini scattate durante la performance e successivamente aperta al pubblico.

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Con questa proposta miriamo a rigenerare la percezione della relazione fra essere umano e spazio pubblico e a proporre un'esperienza di incontro ed elaborazione artistica collettiva che può dare luogo ad una micro-trasformazione del tessuto sociale. L'intervento proposto in diverse città del mondo può creare un potenziale di connessione molto interessante fra le persone che partecipano e gli archivi di immagini che vengono creati.

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